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Campioni di schettinaggio
Il furto di Lusi, tesoriere del disciolto Partito della Margherita, è passato quasi sotto silenzio su Fb. Erano tutti distratti dal gelo e dalla neve (novità assolute dell’inverno alle nostre latitudini) e si sa che distrazione caccia distrazione…
«Hai voglia ad aumentare i prezzi per il cornetto alla buvette di Montecitorio – scrive Repubblica – e per il risotto al ristorante del Senato, o a limare le indennità dei parlamentari, tagliando al massimo il forfait per i portaborse, se poi restano in vita sprechi simili».
Basta vedere chi ci governa e chi gli si oppone: sempre gli stessi, ribolliti cialtroni intercambiabili, tenuti insieme, dopo la caduta delle maschere ideologiche, da fetide colle di bottega: interessi materiali, odi personali, ricatti reciproci, veti incrociati, invidie, avidità, furbizie tattiche, complicità losche… E soprattutto dalla “libido imperandi”, cioè dal piacere intrinseco del potere per il potere, da esibire con tutti i suoi orpelli spagnoleschi, dalla scorta al barbiere quasi gratis.
“L’importante è difendere i voti di oggi – pensa il nostro penoso ceto politico – e al dramma di domani ci penserà chi ci succederà”. E’ ragionando in questo modo che la Pd Mercedes Bresso, detta “la zarina”, quando era governatrice del Piemonte, si fece imprestare col sistema degli swap 1856 milioni (quasi 3600 miliardi di vecchie lire!!!) nel 2006 con l’impegno di restituirne appena 56 nel 2013, e il resto (1800) nel 2036, cioè dopo 31 anni.
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Nel 2036 avrò 69 anni e mi mancheranno circa 12 mesi alla pensione, salvo che il primo ministro dell’epoca non decida di aumentare il periodo lavorativo di altri 5 anni, in modo da aiutare il Piemonte ad estinguere il suo debito stipuilato trent’anni prima. La notizia mi rallegrerà molto perchè così avro la possibilità di continuare a matenere le mie filglie, in quanto da sempre precarie ma non annoiate, costrette a cambiar lavoro ogni 3 mesi. L’unico problema è che nessuno si ricorderà chi e perchè aveva stipulato un così grande debito per la regione. “Il nome aveva a che fare con le auto? … sarà stata di sicuro la Fiat!”
Il bello è che la vicenda di cui ti occupi dovrebbe finire sul tavolo della Procura Regionale presso la Corte dei conti, l’organo di rango costituzionale che dai tempi di Cavour vigile sull’impiego del patrimonio pubblico.
Secondo quanto tu scrivi (<>), Bresso e zecche circonvicine sarebbero condannati dalla Corte a risarcire la Regione del danno da essi dolosamente (<>) arrecato.
Riusciremo mai – tu, io, i numerosi amici che ti leggono qui e su fb – a dare la spinta a una denuncia alla suddetta Procura Regionale? Un’azione che affondi realmente le radici nella “soccietà ccivile” e che faccia balenare a mascalzoni passati, presenti e futuri la gelida sensazione della lama di baionetta lungo il solco della schiena?