Ridatemi i vassoi

Leggo sul sito di Gamberorosso (quei sapientoni che non si accontentano di dirti cosa devi mangiare, ma pretendono anche di insegnarti come e quanto) che capovolgere la bottiglia di spumante vuota nel “seau à glace” è un gesto volgare da evitare. Io me ne frego, e capovolgo. Il mio è solo un muto messaggio per i tanti camerieri distratti che mi passano vicino con lo sguardo perso nel vuoto, invece di chiedermi se desidero altro spumante. Lo stesso vale per le bottiglie vuote sul tavolo.

E’ troppo facile parlare di comportamenti scorretti del cliente quando ormai la professionalità del personale di sala è andata a farsi benedire. Il bravo cameriere è quello che attraversando la sala con i piatti pieni in mano (o uscendone con i piatti vuoti) gira sempre l’occhio tutt’intorno per intercettare l’eventuale sguardo interrogativo di un cliente che ha un desiderio, e lo accontenta subito, anche se non siede nel “rang” di sua competenza. Il bravo cameriere non dev’essere solo un portapiatti. E dico portapiatti già con nostalgia: oggi usa così, ma una volta i camerieri sapevano servire ogni convitato dal vassoio ovale, anche nelle trattorie, usando con maestria cucchiaio e forchetta stretti fra pollice e falangi.

Oggi purtroppo, se non sei in un ristorante stellato, i camerieri ti tocca chiamarli ad alta voce alzando la mano come in classe (al che i gamberi rossi inorridiscono), o addirittura facendo tic tic col coltello sulla bottiglia (e qui i gamberi svengono). Ma è colpa del servizio scarso se il cliente è costretto a richiamare l’attenzione così. Perché è vero che non tutti i camerieri arrivano dalla scuola alberghiera (anzi, spesso sono studenti malpagati), ma non occorrerebbe tanta scuola per insegnar loro le basi. Basterebbe mezz’ora di lezione con un vecchio maître.

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