Prima dell’argomento del giorno (Gladio) un ultimo accenno a Conciata. Commentando a “Prima Pagina” la bagarre scatenatasi fra i retroscenisti su chi sia “chiappe d’oro”, s’è imbattuta stamattina nelle dichiarazioni di Gasparri: “Non vorrei che si equivocasse, in questo clima di caccia alle streghe, sull’episodio di qualche anno fa, quando fui fermato dai carabinieri mentre andavo al circolo Canottieri, ma avendo sbagliato strada ero passato in un viale dove battono i viados”. Notare che fu lo stesso Gasparri a raccontare l’episodio agli amici, una volta giunto al ristorante. Nonostante ciò “Sconcia” De Gregorio, con l’aria di chi la sa lunga, ha commentato: “sì, certo, dicono sempre così… hanno tutti sbagliato strada quando vengono sorpresi dalle parti dei viados… anche Sircana lo disse”. E bon. Il morso perfetto, rapido e letale, della vipera rossa (la più pericolosa, perché sembra un’innocua biscia d’acqua, e invece è velenosissima). Non ha precisato che Sircana fu seguito e fotografato ripetutamente mentre contrattava la prestazione con diversi viados, mentre Gasparri fu solo fermato e identificato dai caramba perché transitava a tutta birra, essendo in ritardo. Quello no. Le bastava inoculare il veleno, cioè il sospetto che “anche Gasparri, hai visto mai…”. Questa è la sinistra, signori.
La stessa che dedica sulla Stampa una pagina intera alla dichiarazione del figlio del mafioso Vito Ciancimino: “Mio padre apparteneva alla Gladio”, come per suggerire che la Gladio fosse roba da mafiosi. Invano Cossiga, che ha sempre e fieramente ammesso d’aver fatto parte della Gladio in ruoli di comando, ha commentato: “Mi pare strano, un gladiatore in Sicilia. Il pericolo era da tutt’altra parte”. Infatti l’invasione sovietica, secondo quanto rivelato da Mitrockhin, era prevista dal Tarvisio. Diavolo d’un Cossiga! I rossi gli davano del pazzo, quand’era Presidente della Repubblica. Vauro lo disegnava su “Cuore” con lo scolapasta in testa, senza che i compagni strillassero per “l’offesa alla massima carica dello Stato” come strillano quando Berlusconi osa criticare (non dar del matto, badate bene) Scalfaro o Napolitano. Ipocriti e doppiopesisti. Come sempre. Come quando si sdegnavano per la scoperta di una rete anticomunista collegata alla Cia (la Gladio) mentre una rete speculare finanziata dal Kgb era attiva in Italia fin dagli anni ’40.
La commissione Mitrockhin ha ricostruito le mosse del Kgb e dei servizi segreti dell’Est nell’attentato al Papa (l’arruolamento di Agca, il suo addestramento a Sofia nei tre mesi precedenti l’ attentato, gli appoggi, la rete logistica e le coperture assicurategli in Italia), nel sequestro Moro e nella strage di Bologna. Il giudice Imposimato, che indagò sull’attentato al Pontefice, conferma che dopo il suo fallimento scattò la “operazione Papst”: vennero rapite Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi per ricattare Wojtyla e Pertini e costringerli a liberare Agca, che in carcere aveva cominciato a confessare. Nessuno all’epoca si mobilitò per far cessare quell’andirivieni di spioni, rapitori e sicari rossi? Nessuno. Il muro di Berlino era ancora in piedi, il cadavere di Moro era ancora caldo, le sovvenzioni sovietiche al Pci e alla Gladio rossa arrivavano ancora, copiose e regolari, e la speranza di un’invasione sovietica (Mitrockhin ne ha portato a Londra i piani dettagliati) seduceva troppo gli ex-sessantottini appena sbarcati in magistratura. Oggi l’Urss è scomparsa, e con essa la speranza della rivoluzione in Italia. Però si può sempre rispolverare la Gladio in chiave propagandistico sputtanatoria, specie se riemerge in odore di mafia. Ghiotto gossip, per i compagni che si sono specializzati nel ramo.
Mitrockin? Gli UFO?!
Per Daniela:
Digitare Mitrockin su Google….
Carmen
@ daniela:
sei per caso tesserata all’ Unione Facinorosi Ostinati?!
Per Daniela: se vai su Google devi però digitare il nome corretto “commissione Mitrokhin”, non “Mitrockin” (se no non te la trova)…
Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi. Alda Merini
Hai notato, Manlio, come sono attenti i tuoi lettori, ho ripetuto la parola
Mitrockin come l’aveva scritta la signora Daniela,ed ho sbagliato, ha ragione,
comunque su Google si trova ugualmente.
Auguro a te cose belle e un caro saluto
Carmen
grandi persone!!!!!!! Vedo che le parole di Alda Merini non vi spostano dalle vostre comode ovvietà
Non è vero. Ho apprezzato tantissimo il tuo omaggio ad Alda Merini, fatto con le sue stesse parole. Ma non è colpa mia se non sto sempre sul PC a controllare le risposte sui Blog: ho anche altro da fare… Comunque, adesso devo ringraziare la mia insonnia se ho potuto leggere con piacere il tuo post: però sono le due e mezza di notte! Ma non prenderci l’abitudine: domani a quest’ora vorrei dormire…
Non vedo cosa dovrei fare per essere grandi persone!!!! mi rattrista, come per chiunque
che ci lasci, sia persone come Alda Merini,sia parenti, conoscenti,sia giovani, siamo
tutti pari in quel momento,meglio dire una preghiera(oggi,e’ anche la commemorazione
dei defunti)
Comode ovvieta’? Ma……
Carmen
Madamin Daniela, ca scusa… Ma Lei un pochinino ciurla nel manico. Prima usa il registro del sarcasmo (“gli UFO?”, come se la Mitrokhin fosse una balla spaziale inventata dagli anticomunisti strafatti di te e accaniti lettori di Frateindovino e Sorrisi) poi, quando è messa un cicinìn alle strette, cambia registro e usa la poesia. Fra l’altro, usufruendone come discrimine fra le persone un po’ ciula e banalotte (fra le quali sono lieto di essere annoverabile) e quelle strafighe che hanno il terzo occhio, quelle che vedono chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo (fra le quali, immagino, si annoveri Lei, madamìn). Ahi ahi ahi, siora Daniela!
oh sì, non strafarti di te (comunque, se proprio devi, che sia Lapsang Souchong, con latte e niente zucchero!)
P.S. Non cambio registro perchè messa alle strette (ma quando? da chi, poi?….) è che il mezzo veloce suggerisce attenzione volubile: il fatto (FATTO) era la morte della Poetessa, tutto qua
A me, che sto diligentemente preparandomi a strafarmi di Bagna Caoda nei prossimi week-end con ben quattro Bagne Caode programmate (finora), il “Lapsang Souchong” ha fatto fare un salto sulla sedia. “Cusa l’è cheschì?” , avrebbe detto Enrico Beruschi. Per fortuna Wikipedia mi è venuto in soccorso. Suppongo che anche Pingoss (mio vecchio compagno di merende) sia rimasto basito, e voglio correre in soccorso anche a lui. Purtroppo, devo dargli subito una grande delusione: no, non si tratta di una marca di grappa di nicchia tutelata da un presidio Slow Food, e neppure della pronuncia cinese della parola piemontese “Ancioe al Verd”. Non si tratta neppure del nome, espresso in lingua mandarina, del tartufo o del cardo gobbo. Niente di tutto questo. Si tratta invece di “una varietà di tè rosso cinese, conosciuto anche come Zheng Shan Xiao Zhong che viene prodotto esclusivamente sul monte Wuyi, nella contea di Tong Mu Guang, al nord della regione del Fujian. È un tè di foglie piccole, usate intere per l’infusione, ed il suo caratteristico colore ambra scura viene ottenuto prima per ossidazione, quindi per affumicatura delle foglie effettuata con fuoco di pino o cedro”. Un tè “fumé”, quindi, che date le premesse mi pare difficile reperire al GS sotto casa. Ma adesso mi sorge spontanea la curiosità: è un tè da mattino, da pomeriggio, da sera, oppure da meditazione? Vorrei saperne di più, anche perché un tempo ebbi la ventura di frequentare (più o meno intimamente) un’amica francese che beveva solo tisane, e di quel periodo conservo una forte nostalgia… Chissà che il “Lapsang Souchong” possa servirmi come la “Madeleine” di Proust.
Krap, mon ami et camarade, devo ammettere di essermi zittito più che altro per rifiatare. Il pugno nello stomaco che Madamìn Daniela mi ha rifilato estraendo dal cilindro il Lapsang Souchong mi ha mozzato il respiro, avendo repentinamente avuto un’ulteriore riprova della mia sconfinata ignoranza e grossolanità. Effettivamente, per mì, al te a l’è sempre mac an te. Il mio palato, poi, fra ciapìn a bo, povròn e ancioe, bagnet verd e toscàn, non è proprio idoneo a distinguere gli aromi di quello che personalmente mi prendo la libertà di definire un tristo brodetto d’cicoria, se mai soltanto peggiorato dal latte. Questo, infatti, ne uccide le varietà, ne uniforma i sentori e ne opacizza il colore. Proprio come accade ai vari leader dell’opposizione nel nostro Paese: tutti con la stessa divisa, tutti con i medesimi slogan. Tutti a bagno nel latte del loro monopensiero: l’antiberlusconismo obbligatorio.
Adesso mi hai messo sul gusto! Non vedo l’ora di gustami i gustosi colpi di fioretto di Missis Horse, Missis Carmen, e Missis Daniela…!
Monsu Krap, ca staga tranquil, mi sun cume Lei,e anche la penso cume monsu Pingoss,
a mi il te’ pias nen, e non sono cosi’ finoira da ande’ a cumpere’ il Lapsang Souchong,
Savrei non pronuncelo,( cosi’ come scrivo il torinese, sono nata in via Po da genitori
che tra loro hanno sempre parlato in dialetto e invece mi sun andaita dalle munie che
parlano italiano,loro bene, mi nen tan, pasiensa.
Tornando ai miei commenti, non e’ che ci sia bisogno di difendere i post di Manlio,
infatti neanche ci fara caso, a certi deliri di chicchesia,con poche parole le zitterebbe
anzi credo, che rida sotto i baffi… (non mi ricordo se c’e’ l’ha!).
Trovo che e’ un ottimo giornalista e scrive il blog che tutti riescono capirlo.
Io la vedo cosi’,e non sono come quel detto: torinese falsa e cortese.
La saluto e lascio i colpi di fioretto alle altre Missis
Bene, missis Carmen. Eh, ma adesso mi manca ancora l’opinione di missis Daniela. L’ho detto, ormai ci ho preso gusto!
ma perchè diamo tanto ascolto a questa Daniela? Che cosa dice poi di tanto particolare o di tal importanza !!??? Nulla! E quindi nel nulla deve… svanire…