La casta dei casti

Colui o colei che, una volta raggiunta la maturità, si sottrae al compito di arginare il “voglio tutto e subito” dei giovani, gioca loro due brutti tiri. Li fa crescere senza fiuto del pericolo, senso del limite, forza di volontà, abitudine alla rinuncia e al sacrificio, e li priva di quella magica spezia che in giusta dose rende più saporito ciò che facciamo, e in dose eccessiva lo rovina: la trasgressione. I giovani degli anni ’60 e ’70, ad esempio, erano come lo champagne: molto repressi, e quindi ben tappati. Per quello, appena il tappo saltò col ‘68 (scusate l’insistenza, non vorrei peccare di reducismo alla “meglio gioventù”, ma effettivamente in quegli anni qualcosa è successo, prendete pure il ’68 come una data convenzionale, spostabile un po’ avanti o un po’ indietro a piacere, ma dopo la quale i giovani non sono stati più gli stessi…) appena il tappo è saltato, – dicevo – la bevanda è scesa frizzante e spumosa, fino a debordare dai calici.

I giovani d’oggi, invece, sono come champagne senza tappo: a berlo non è cattivo, per carità. Un buon vinello, ma senza “gigèt”, e soprattutto senza schiuma. Però, attenti: chi reprime e denigra sistematicamente i giovani, a volte lo fa per rancore e invidia. Rancore per non aver potuto (o osato) fare certe cose quand’era il suo momento. Invidia verso chi le fa avendone ancora l’età e il fisico, mentre lui, privo d’entrambi, non potrebbe, anche se volesse. Il motto dei goliardi torinesi è: “Saepe vitium impotens virtus vocatur: spesso chi vorrebbe peccare, ma non osa, si atteggia a virtuoso”.

Negli Stati Uniti da qualche tempo, sotto Bush Jr. è dilagata la “setta” dei neo-vergini, che s’impongono di arrivare illibati al matrimonio. In realtà non è una setta vera e propria, ma un movimento di pensiero, come quello dei neo-creazionisti che rifiutano la teoria evoluzionista di Darwin e si rifanno, circa l’origine dell’uomo, alla Bibbia: il pupazzo di fango, il soffio vitale, eccetera. I neo-vergini, però, dovrebbero rendersi conto che la loro “post-virtù” implica due cose. Primo: che il sesso non sia il cardine del loro rapporto, se no un eventuale flop dopo le nozze li porterà al divorzio. Secondo: che all’uomo, le cui pulsioni sessuali sono per natura immensamente più forti che nella donna, dev’essere concesso lo “sfogo” extraconiugale. Le nostre nonne, facendo la calza, ciacolavano fra loro: “Me omo a l’è andait al casin. Meno mal. Parej là a ‘s gava certe veuje da crin…”. Sicure, le neo-caste, che gli vada bene?

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Una risposta a La casta dei casti

  1. girasole_ ha detto:

    leggi e rileggi, finalmente mi balza agli occhi velati dall’afa la stonatura incomprensibile e infingarda (dì un po’: ce l’hai messa per provocare e vedere se e quante avrebbero reagito rivendicando l’onore della specie?): “all’uomo, le cui pulsioni sessuali sono per natura immensamente più forti che nella donna”….
    ma chi l’ha detto? dove trovi la riprova di una tale assurdità? perchè vorresti spacciare per pulsioni luoghi comuni da barzelletta da osteria? le pulsioni della donna potrebbero rivelarsi ben più forti o pari a quelle dell’uomo, se l’uomo fosse un Uomo, e non spesso un quaquaraquà. perchè anche il sesso ha bisogno di bellezza e verità.

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